Articolo di Giuseppe Matranga, socio fondatore ESC
In tutto il Paese troppe aziende stanno per chiudere i battenti a causa della crisi che dobbiamo affrontare. Hanno bisogno di un aiuto urgente. Ecco perchè oggi agirò per sostenere loro e i loro lavoratori”, ha cinguettato su Twitter il presidente Usa.
A quanto sembra, anche il lato più arcobaleno della politica d’oltreoceano, quella cosiddetta antisovranista e noborder, si è accorta che favorire il mercato dei prodotti interni non è poi così male. Qualcuno provi a spiegarlo alla nostra geniale quanto progressista classe politica che, anche in ottemperanza alle regole altrettanto vantaggiose di matrice europea, investe i fondi pubblici in forniture di beni stranieri o in infrastrutture costruite con beni e macchine straniere. Certo una qualche differenza ci sarà. Nel caso americano, quello perseguito da Biden, e in perfetta continuità con l’atteggiamento del suo predecessore Trump, la spesa pubblica viene immessa nel territorio nazionale fornendo sí beni e servizi a vantaggio della collettività, ma anche la parte finanziaria, ovvero il denaro, rimane dentro il territorio nazionale, favorendo la creazione di ricchezza, l’aumento dei salari e di lavoro nei territori di spesa e arricchendo, così, più volte l’intera economia nazionale attraverso quello che viene chiamato “moltiplicatore”. Nel caso nostrano, ahi noi, la spesa pubblica troppo spesso viene direzionata verso beni e servizi di importazione, conseguentemente la collettività ottiene si dei benefici, ma la componente finanziaria va a disperdersi immediatamente fuori dai nostri confini nazionali, senza generare ricchezza e senza moltiplicarsi. Beh ci sarà da chiedersi come mai ad esempio la “Police” americana utilizza solo automobili Ford e Dodge, mentre noi, obbligati dalle generose norme europee, vediamo le nostre forze dell’ordine a bordo di Seat, BMW, Toyota, etc. e non più Fiat, Alfa Romeo, come accadeva una volta.
Autarchia? No, semplice buon senso e volontà di aiutare i lavoratori.